9.9.04
Memoria e poesia
Traggo profitto dal loop in cui è entrato Haloscan, il (dis)servizio che mi governa i commenti, per scrivere ancora. Osip Mandel'stam, poeta dissidente russo, osseta, forse guardando alla potenza diacronica della poesia, la definiva come un vomere che ara e rivolge il tempo portando alla superficie i suoi strati più profondi e fertili. Osip Mandel'stam (nato nel 1891) fu vittima della censura e della deportazione staliniana. La sua morte fu causata, nel 1938, dalle allucinanti condizioni di vita all'interno del gulag. Ritrovo una sua lirica, stupenda e tristissima, sul sito di Caracaterina, blogger genovese di immensa cultura, e la ripropongo anche qui, per la forza sua che scuote:
Per le tue piccole spalle: arrossarsi sotto le sferze,
sotto le sferze arrossarsi, bruciare nel gelo.
Per le tue mani da bimbo: il ferro sollevare,
sollevare il ferro e intrecciare la corda.
Per i tuoi teneri piedi: andare scalzi sul vetro,
scalzi sul vetro e sulla sabbia insanguinata.
E per me: brillare per te come una nera candela,
come una candela nera brillare, e non poter pregare. (1934)
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