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11.12.04


Il caco fiammingo




Si sta come d’autunno
sugli alberi dei cachi.


Il sommo poeta esprime, nella plasticità di questo immortale distico, la varietà di sensazioni legate alla condizione umana. La figura del caco, sottovalutata – oserei dire pressoché negletta – nelle arti figurative, viene recuperata in poesia (si confrontino ad esempio i versi montaliani: Non chiederci la parola che squadri da ogni lato / l'animo nostro informe, e a lettere di fuoco / lo dichiari e risplenda come un caco / perduto in mezzo a un polveroso prato): essa è metafora, nella sua sferica maturità, di un’età della decadenza e della introspezione. Dal fiore prezioso al frutto prossimo al disfacimento, alla caduta dall’albero, simbologia di ben altra caduta mitologica. E l’autunno, maturità decadente anch’essa, prossima al gelo invernale, è stagione sintomatica del ritiro in sé stessi e del ripiegamento letargico. L’immagine verbale ha colori di sapore fiammingo, che rinviano in un certo senso a nature morte di stile pittorico per antonomasia autunnale. Quale geniale artista mai sarà in grado di riportare su tela l'immortale metafora?

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