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12.3.05


Una stanza tutta per noi



Avrei diverse cose di Roque Dalton, poeta ribelle salvadoregno, a lungo attivo a Cuba, da proporvi. Epperò quando mi giunge anche Mario Benedetti, io non posso farci nulla: il mio cuore batte per lui. Ancora vivo e attivo, legge in pubblico le sue poesie con sottofondo musicale: fortunati, in Montevideo, quelli che han la ventura di ascoltarlo. E io lo ripropongo:

Viceversa

Tengo miedo de verte
necesidad de verte
esperanza de verte
desazones de verte
tengo ganas de hallarte
preocupación de hallarte
certidumbre de hallarte
pobres dudas de hallarte
tengo urgencia de oírte
alegría de oírte
buena suerte de oírte
y temores de oirte
o sea
resumiendo
estoy jodido
y radiante
quizá más lo primero
que lo segundo
y también
viceversa.


Ho paura di vederti
necessità di vederti
speranza di vederti
sgomento di vederti
ho voglia di trovarti
preoccupazione di trovarti
certezza di trovarti
poveri dubbi di trovarti
ho urgenza di udirti
allegria di udirti
augurio di udirti
e timore di udirti
cioè
riassumendo
sono fottuto
e raggiante
forse più il primo
che il secondo
ed anche
viceversa.



6.3.05


Lontano ... un vuoto



Me ne arrivano tante, dalla lontana America Latina. E ogni volta penso: quest'uomo è un tesoro. Non ho il tempo per pubblicarle tutte. Per cui scelgo, a seconda di dove mi porta l'umore e il sentiment(alism)o. Questa, di Karen Blixen, la trovo adatta al grigiore e alle sensazioni di sospesa speranza di oggi:

Incontro

Ah, quando sei lontano e nessuno
più nomina il tuo nome
quando ovunque mi rechi sento
cupo e gelido un vuoto
comincio a credere che tu sia solo un sogno
nato dalle brame della mia mente,
e a questo sogno ho dato vita e nome
e in ultimo il tuo aspetto
ma quando poi ti vedo e posso
sentire ancora le tue forti parole,
e posarti ancora il capo sulla spalla
ascoltare ancora il suono della tua voce
allora so che il resto è solo notte,
malvagi sogni che presto scorderò,
so che tu mi porti nella luce
e che in te dimorano la vita e il giorno.


Scrittrice, pittrice e poetessa danese, vissuta fra fine ottocento e la prima metà del '900. Infanzia e giovinezza fra gli agi di una piacevole residenza di campagna a poca distanza da Copenhagen. Il padre, cui era affezionatissima, si suicidò quando lei aveva solo dieci anni. Piena di carisma e vitalità viaggia nella prima gioventù per mezza Europa. Alla fine del 1913 decide di partire per l’Africa insieme al cugino, barone Bror von Blixen-Finecke. Nel 1914 sposa il cugino Bror a Mombasa e insieme acquistano una piantagione di caffè nei pressi di Nairobi. Il matrimonio termina nel 1921 con un divorzio: Karen resta da sola a dirigere la piantagione. La crisi del mercato del caffè la costringere a chiudere i battenti nel 1931 ed a far ritorno in Danimarca. Non tornerà mai più nell'amata Africa. Giunge al successo con il romanzo Sette storie gotiche (1934). La mia Africa (1937) la consacra come mito letterario. Collabora inoltre col giornale di sinistra Politiken in qualità di corrispondente da Berlino nel 1940, da Helsinki nel 1941. La fine arriva nel 1962 all’età di settantasette anni. (da Wikipedia).



4.3.05


Antonio non lo sa ...


... ma questa poesia, nella versione tedesca, è nel mio portafogli dal 1998 (forse un po' c'è rimasta per pigrizia, un po', senz'altro, per perdurante attaccamento verso chi mi ha passato, quasi sette anni fa, quel foglietto plastificato). E ora Antonio me la reinvia, con 'testo a fronte' - e io ve la ripropongo:

Bertolt Brecht, "Alla posterità", 1939.

Davvero, vivo in tempi bui!
La parola innocente è stolta. Una fronte distesa
vuol dire insensibilità. Chi ride,
la notizia atroce
non l'ha saputa ancora.

Quali tempi sono questi, quando
discorrere d'alberi è quasi un delitto,
perchè su troppe stragi comporta silenzio!
E l'uomo che ora traversa tranquillo la via
mai più potranno raggiungerlo dunque gli amici
che sono nell'affanno?

È vero: ancora mi guadagno da vivere.
Ma, credetemi, è appena un caso. Nulla
di quel che fo m'autorizza a sfamarmi.
Per caso mi risparmiano. (Basta che il vento giri,
e sono perduto).

"Mangia e bevi!", mi dicono: "E sii contento di averne".
Ma come posso io mangiare e bere, quando
quel che mangio, a chi ha fame lo strappo, e
manca a chi ha sete il mio bicchiere d'acqua?
Eppure mangio e bevo.

Vorrei anche essere un saggio.
Nei libri antichi è scritta la saggezza:
lasciar le contese del mondo e il tempo breve
senza tema trascorrere.
Spogliarsi di violenza,
render bene per male,
non soddisfare i desideri, anzi
dimenticarli, dicono, è saggezza.
Tutto questo io non posso:
davvero, vivo in tempi bui!

Nelle città venni al tempo del disordine,
quando la fame regnava.
Tra gli uomini venni al tempo delle rivolte,
e mi ribellai insieme a loro.
Così il tempo passò
che sulla terra m'era stato dato.

Il mio pane, lo mangiai tra le battaglie.
Per dormire mi stesi in mezzo agli assassini.
Feci all'amore senza badarci
e la natura la guardai con impazienza.
Così il tempo passò
che sulla terra m'era stato dato.

Al mio tempo le strade si perdevano nella palude.
La parola mi tradiva al carnefice.
Poco era in mio potere. Ma i potenti
posavano più sicuri senza di me; o lo speravo.
Così il tempo passò
che sulla terra m'era stato dato.

Le forze erano misere. La meta
era molto remota.
La si poteva scorgere chiaramente, seppure anche per me
quasi inattingibile.
Così il tempo passò
che sulla terra m'era stato dato.


Voi che sarete emersi dai gorghi
dove fummo travolti
pensate
quando parlate delle nostre debolezze
anche ai tempi bui
cui voi siete scampati.

Andammo noi, più spesso cambiando paese che scarpe,
attraverso le guerre di classe, disperati
quando solo ingiustizia c'era, e nessuna rivolta.

Eppure lo sappiamo:
anche l'odio contro la bassezza
stravolge il viso.
Anche l'ira per l'ingiustizia
fa roca la voce. Oh, noi
che abbiamo voluto apprestare il terreno alla gentilezza,
noi non si potè essere gentili.

Ma voi, quando sarà venuta l'ora
che all'uomo un aiuto sia l'uomo,
pensate a noi
con indulgenza.

Wirklich, ich lebe in finsteren Zeiten!
Das arglose Wort ist töricht. Eine glatte Stirn
Deutet auf Unempfindlichkeit hin. Der Lachende
Hat die furchtbare Nachricht
Nur noch nicht empfangen.

Was sind das für Zeiten, wo
Ein Gespräch über Bäume fast ein Verbrechen ist
Weil es ein Schweigen über so viele Untaten einschließt!
Der dort ruhig über die Straße geht
Ist wohl nicht mehr erreichbar für seine Freunde
Die in Not sind?

Es ist wahr: Ich verdiene nur noch meinen Unterhalt
Aber glaubt mir: das ist nur ein Zufall. Nichts
Von dem, was ich tue, berechtigt mich dazu, mich sattzuessen.
Zufällig bin ich verschont. (Wenn mein Glück aussetzt,
bin ich verloren.

Man sagt mir: Iss und trink du! Sei froh, dass du hast!
Aber wie kann ich essen und trinken, wenn
Ich dem Hungernden entreiße, was ich esse, und
Mein Glas Wasser einem Verdursteten fehlt?
Und doch esse und trinke ich.

Ich wäre gerne auch weise.
In den alten Büchern steht, was weise ist:
Sich aus dem Streit der Welt halten und die kurze Zeit
Ohne Furcht verbringen
Auch ohne Gewalt auskommen
Böses mit Gutem vergelten
Seine Wünsche nicht erfüllen, sondern vergessen
Gilt für weise.
Alles das kann ich nicht:
Wirklich, ich lebe in finsteren Zeiten!

In die Städte kam ich zur Zeit der Unordnung
Als da Hunger herrschte.
Unter die Menschen kam ich zu der Zeit des Aufruhrs
Und ich empörte mich mit ihnen.
So verging meine Zeit
Die auf Erden mir gegeben war.

Mein Essen aß ich zwischen den Schlachten
Schlafen legte ich mich unter die Mörder
Der Liebe pflegte ich achtlos
Und die Natur sah ich ohne Geduld.
So verging meine Zeit
Die auf Erden mir gegeben war.

Die Straßen führten in den Sumpf zu meiner Zeit.
Die Sprache verriet mich dem Schlächter.
Ich vermochte nur wenig. Aber die Herrschenden
Saßen ohne mich sicherer, das hoffte ich.
So verging meine Zeit
Die auf Erden mir gegeben war.

Die Kräfte waren gering. Das Ziel
Lag in großer Ferne
Es war deutlich sichtbar, wenn auch für mich
Kaum zu erreichen.
So verging meine Zeit
Die auf Erden mir gegeben war.


Ihr, die ihr auftauchen werdet aus der Flut
In der wir untergegangen sind
Gedenkt
Wenn ihr von unseren Schwächen sprecht
Auch der finsteren Zeit
Der ihr entronnen seid.

Gingen wir doch, öfter als die Schuhe die Länder wechselnd
Durch die Kriege der Klassen, verzweifelt
Wenn da nur Unrecht war und keine Empörung.

Dabei wissen wir doch:
Auch der Hass gegen die Niedrigkeit
Verzerrt die Züge.
Auch der Zorn über das Unrecht
Macht die Stimme heiser. Ach, wir
Die wir den Boden bereiten wollten für Freundlichkeit
Konnten selber nicht freundlich sein.

Ihr aber, wenn es soweit sein wird
Dass der Mensch dem Menschen ein Helfer ist
Gedenkt unsrer
Mit Nachsicht.


Bertolt Brecht, "An die Nachgeborenen", 1939.



1.3.05


Di nascosto, verso la notte



Il mio amico Antonio dall'Uruguay mi segnala questo sito di poesia femminile. La prima poesia riportata è una, splendida, della Lasker-Schüler. Io vi propongo la mia, di traduzione (che è un po' diversa da quella proposta nel sito):
Ho scelto te fra tutte le stelle
E sono sveglia - un fiore in ascolto
nel fogliame che mormora.
Le nostre labbra preparano miele
le nostre notti lucenti son fiorite
Sull'amato splendore del tuo petto
il mio cuore incendia il suo paradiso.
Tutti i miei sogni son sospesi al tuo oro.
Ho scelto te, fra tutte le stelle.



E poi questa, di Eric Fried, tratta da qui:


Soltanto non sarebbe

La vita
sarebbe
forse più semplice
se io
non ti avessi mai incontrata

Meno sconforto
ogni volta
che dobbiamo separarci
meno paura
della prossima separazione
e di quella che ancora verrà

E anche meno
di quella nostalgia impotente
che quando non ci sei
pretende l'impossibile
e subito
fra un istante
e che poi
giacché non è possibile
si sgomenta
e respira a fatica

La vita
sarebbe forse
più semplice
se io
non ti avessi incontrata
Soltanto non sarebbe
la mia vita



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