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12.3.05


Una stanza tutta per noi



Avrei diverse cose di Roque Dalton, poeta ribelle salvadoregno, a lungo attivo a Cuba, da proporvi. Epperò quando mi giunge anche Mario Benedetti, io non posso farci nulla: il mio cuore batte per lui. Ancora vivo e attivo, legge in pubblico le sue poesie con sottofondo musicale: fortunati, in Montevideo, quelli che han la ventura di ascoltarlo. E io lo ripropongo:

Viceversa

Tengo miedo de verte
necesidad de verte
esperanza de verte
desazones de verte
tengo ganas de hallarte
preocupación de hallarte
certidumbre de hallarte
pobres dudas de hallarte
tengo urgencia de oírte
alegría de oírte
buena suerte de oírte
y temores de oirte
o sea
resumiendo
estoy jodido
y radiante
quizá más lo primero
que lo segundo
y también
viceversa.


Ho paura di vederti
necessità di vederti
speranza di vederti
sgomento di vederti
ho voglia di trovarti
preoccupazione di trovarti
certezza di trovarti
poveri dubbi di trovarti
ho urgenza di udirti
allegria di udirti
augurio di udirti
e timore di udirti
cioè
riassumendo
sono fottuto
e raggiante
forse più il primo
che il secondo
ed anche
viceversa.



6.3.05


Lontano ... un vuoto



Me ne arrivano tante, dalla lontana America Latina. E ogni volta penso: quest'uomo è un tesoro. Non ho il tempo per pubblicarle tutte. Per cui scelgo, a seconda di dove mi porta l'umore e il sentiment(alism)o. Questa, di Karen Blixen, la trovo adatta al grigiore e alle sensazioni di sospesa speranza di oggi:

Incontro

Ah, quando sei lontano e nessuno
più nomina il tuo nome
quando ovunque mi rechi sento
cupo e gelido un vuoto
comincio a credere che tu sia solo un sogno
nato dalle brame della mia mente,
e a questo sogno ho dato vita e nome
e in ultimo il tuo aspetto
ma quando poi ti vedo e posso
sentire ancora le tue forti parole,
e posarti ancora il capo sulla spalla
ascoltare ancora il suono della tua voce
allora so che il resto è solo notte,
malvagi sogni che presto scorderò,
so che tu mi porti nella luce
e che in te dimorano la vita e il giorno.


Scrittrice, pittrice e poetessa danese, vissuta fra fine ottocento e la prima metà del '900. Infanzia e giovinezza fra gli agi di una piacevole residenza di campagna a poca distanza da Copenhagen. Il padre, cui era affezionatissima, si suicidò quando lei aveva solo dieci anni. Piena di carisma e vitalità viaggia nella prima gioventù per mezza Europa. Alla fine del 1913 decide di partire per l’Africa insieme al cugino, barone Bror von Blixen-Finecke. Nel 1914 sposa il cugino Bror a Mombasa e insieme acquistano una piantagione di caffè nei pressi di Nairobi. Il matrimonio termina nel 1921 con un divorzio: Karen resta da sola a dirigere la piantagione. La crisi del mercato del caffè la costringere a chiudere i battenti nel 1931 ed a far ritorno in Danimarca. Non tornerà mai più nell'amata Africa. Giunge al successo con il romanzo Sette storie gotiche (1934). La mia Africa (1937) la consacra come mito letterario. Collabora inoltre col giornale di sinistra Politiken in qualità di corrispondente da Berlino nel 1940, da Helsinki nel 1941. La fine arriva nel 1962 all’età di settantasette anni. (da Wikipedia).



4.3.05


Antonio non lo sa ...


... ma questa poesia, nella versione tedesca, è nel mio portafogli dal 1998 (forse un po' c'è rimasta per pigrizia, un po', senz'altro, per perdurante attaccamento verso chi mi ha passato, quasi sette anni fa, quel foglietto plastificato). E ora Antonio me la reinvia, con 'testo a fronte' - e io ve la ripropongo:

Bertolt Brecht, "Alla posterità", 1939.

Davvero, vivo in tempi bui!
La parola innocente è stolta. Una fronte distesa
vuol dire insensibilità. Chi ride,
la notizia atroce
non l'ha saputa ancora.

Quali tempi sono questi, quando
discorrere d'alberi è quasi un delitto,
perchè su troppe stragi comporta silenzio!
E l'uomo che ora traversa tranquillo la via
mai più potranno raggiungerlo dunque gli amici
che sono nell'affanno?

È vero: ancora mi guadagno da vivere.
Ma, credetemi, è appena un caso. Nulla
di quel che fo m'autorizza a sfamarmi.
Per caso mi risparmiano. (Basta che il vento giri,
e sono perduto).

"Mangia e bevi!", mi dicono: "E sii contento di averne".
Ma come posso io mangiare e bere, quando
quel che mangio, a chi ha fame lo strappo, e
manca a chi ha sete il mio bicchiere d'acqua?
Eppure mangio e bevo.

Vorrei anche essere un saggio.
Nei libri antichi è scritta la saggezza:
lasciar le contese del mondo e il tempo breve
senza tema trascorrere.
Spogliarsi di violenza,
render bene per male,
non soddisfare i desideri, anzi
dimenticarli, dicono, è saggezza.
Tutto questo io non posso:
davvero, vivo in tempi bui!

Nelle città venni al tempo del disordine,
quando la fame regnava.
Tra gli uomini venni al tempo delle rivolte,
e mi ribellai insieme a loro.
Così il tempo passò
che sulla terra m'era stato dato.

Il mio pane, lo mangiai tra le battaglie.
Per dormire mi stesi in mezzo agli assassini.
Feci all'amore senza badarci
e la natura la guardai con impazienza.
Così il tempo passò
che sulla terra m'era stato dato.

Al mio tempo le strade si perdevano nella palude.
La parola mi tradiva al carnefice.
Poco era in mio potere. Ma i potenti
posavano più sicuri senza di me; o lo speravo.
Così il tempo passò
che sulla terra m'era stato dato.

Le forze erano misere. La meta
era molto remota.
La si poteva scorgere chiaramente, seppure anche per me
quasi inattingibile.
Così il tempo passò
che sulla terra m'era stato dato.


Voi che sarete emersi dai gorghi
dove fummo travolti
pensate
quando parlate delle nostre debolezze
anche ai tempi bui
cui voi siete scampati.

Andammo noi, più spesso cambiando paese che scarpe,
attraverso le guerre di classe, disperati
quando solo ingiustizia c'era, e nessuna rivolta.

Eppure lo sappiamo:
anche l'odio contro la bassezza
stravolge il viso.
Anche l'ira per l'ingiustizia
fa roca la voce. Oh, noi
che abbiamo voluto apprestare il terreno alla gentilezza,
noi non si potè essere gentili.

Ma voi, quando sarà venuta l'ora
che all'uomo un aiuto sia l'uomo,
pensate a noi
con indulgenza.

Wirklich, ich lebe in finsteren Zeiten!
Das arglose Wort ist töricht. Eine glatte Stirn
Deutet auf Unempfindlichkeit hin. Der Lachende
Hat die furchtbare Nachricht
Nur noch nicht empfangen.

Was sind das für Zeiten, wo
Ein Gespräch über Bäume fast ein Verbrechen ist
Weil es ein Schweigen über so viele Untaten einschließt!
Der dort ruhig über die Straße geht
Ist wohl nicht mehr erreichbar für seine Freunde
Die in Not sind?

Es ist wahr: Ich verdiene nur noch meinen Unterhalt
Aber glaubt mir: das ist nur ein Zufall. Nichts
Von dem, was ich tue, berechtigt mich dazu, mich sattzuessen.
Zufällig bin ich verschont. (Wenn mein Glück aussetzt,
bin ich verloren.

Man sagt mir: Iss und trink du! Sei froh, dass du hast!
Aber wie kann ich essen und trinken, wenn
Ich dem Hungernden entreiße, was ich esse, und
Mein Glas Wasser einem Verdursteten fehlt?
Und doch esse und trinke ich.

Ich wäre gerne auch weise.
In den alten Büchern steht, was weise ist:
Sich aus dem Streit der Welt halten und die kurze Zeit
Ohne Furcht verbringen
Auch ohne Gewalt auskommen
Böses mit Gutem vergelten
Seine Wünsche nicht erfüllen, sondern vergessen
Gilt für weise.
Alles das kann ich nicht:
Wirklich, ich lebe in finsteren Zeiten!

In die Städte kam ich zur Zeit der Unordnung
Als da Hunger herrschte.
Unter die Menschen kam ich zu der Zeit des Aufruhrs
Und ich empörte mich mit ihnen.
So verging meine Zeit
Die auf Erden mir gegeben war.

Mein Essen aß ich zwischen den Schlachten
Schlafen legte ich mich unter die Mörder
Der Liebe pflegte ich achtlos
Und die Natur sah ich ohne Geduld.
So verging meine Zeit
Die auf Erden mir gegeben war.

Die Straßen führten in den Sumpf zu meiner Zeit.
Die Sprache verriet mich dem Schlächter.
Ich vermochte nur wenig. Aber die Herrschenden
Saßen ohne mich sicherer, das hoffte ich.
So verging meine Zeit
Die auf Erden mir gegeben war.

Die Kräfte waren gering. Das Ziel
Lag in großer Ferne
Es war deutlich sichtbar, wenn auch für mich
Kaum zu erreichen.
So verging meine Zeit
Die auf Erden mir gegeben war.


Ihr, die ihr auftauchen werdet aus der Flut
In der wir untergegangen sind
Gedenkt
Wenn ihr von unseren Schwächen sprecht
Auch der finsteren Zeit
Der ihr entronnen seid.

Gingen wir doch, öfter als die Schuhe die Länder wechselnd
Durch die Kriege der Klassen, verzweifelt
Wenn da nur Unrecht war und keine Empörung.

Dabei wissen wir doch:
Auch der Hass gegen die Niedrigkeit
Verzerrt die Züge.
Auch der Zorn über das Unrecht
Macht die Stimme heiser. Ach, wir
Die wir den Boden bereiten wollten für Freundlichkeit
Konnten selber nicht freundlich sein.

Ihr aber, wenn es soweit sein wird
Dass der Mensch dem Menschen ein Helfer ist
Gedenkt unsrer
Mit Nachsicht.


Bertolt Brecht, "An die Nachgeborenen", 1939.



1.3.05


Di nascosto, verso la notte



Il mio amico Antonio dall'Uruguay mi segnala questo sito di poesia femminile. La prima poesia riportata è una, splendida, della Lasker-Schüler. Io vi propongo la mia, di traduzione (che è un po' diversa da quella proposta nel sito):
Ho scelto te fra tutte le stelle
E sono sveglia - un fiore in ascolto
nel fogliame che mormora.
Le nostre labbra preparano miele
le nostre notti lucenti son fiorite
Sull'amato splendore del tuo petto
il mio cuore incendia il suo paradiso.
Tutti i miei sogni son sospesi al tuo oro.
Ho scelto te, fra tutte le stelle.



E poi questa, di Eric Fried, tratta da qui:


Soltanto non sarebbe

La vita
sarebbe
forse più semplice
se io
non ti avessi mai incontrata

Meno sconforto
ogni volta
che dobbiamo separarci
meno paura
della prossima separazione
e di quella che ancora verrà

E anche meno
di quella nostalgia impotente
che quando non ci sei
pretende l'impossibile
e subito
fra un istante
e che poi
giacché non è possibile
si sgomenta
e respira a fatica

La vita
sarebbe forse
più semplice
se io
non ti avessi incontrata
Soltanto non sarebbe
la mia vita



27.2.05


'was ganz anderes



Settimana luuuuunga, questa appena trascorsa. Solo oggi mi è riuscito finalmente di tirare un po' il fiato. Avrei un po' di cose da scrivere (anche grazie alla divorante curiosità che mi ha spinto, oggi, a 'fare un salto' dalle parti di Galassia Gutenberg), ma preferisco rinviare (troppa stanchezza da smaltire). Ho qualcosa di bello da farvi leggere, del resto. Per me è reso ancora più bello dal fatto che chi me l'ha inviato, da un paese lontano, probabilmente si è sobbarcato un'attesa luuuunga e noiosa prima di poter accedere a un pc - e l'ha fatto con molto affetto. Se mi volete bene anche voi, leggetela fino in fondo. E' di Tomas Segovia, nella traduzione di Antonio Porta:

Dimmi donna

Dimmi donna dove nascondi il tuo mistero
donna acqua pesante volume trasparente
più segreta quanto più ti spogli
quale è la forza del tuo splendore inerme
la tua abbagliante armatura di bellezza
dimmi non posso più con tante armi
donna seduta sdraiata abbandonata
insegnami il riposo il sonno e l'oblio
insegnami la lentezza del tempo
donna tu che convivi con la tua carne ignominiosa
come accanto ad un animale buono e calmo
donna nuda di fronte all'uomo armato
togli dalla mia testa questo casco d'ira
calmami guariscimi stendimi sulla fresca terra
toglimi questi vestiti di febbre che mi asfissiano
sommergimi indeboliscimi avvelena il mio pigro sangue
donna roccia della tribù sbandata
discingimi queste maglie e cinture di rigidezza e paura
con cui mi atterrisco e ti atterrisco e ci separo
donna oscura e umida pantano edenico
voglio la tua larga fragrante robusta sapienza,
voglio tornare alla terra e ai suoi succhi nutritivi
che corrono sul tuo ventre e i tuoi seni e irrigano la tua carne
voglio recuperare il peso e la completezza
voglio che tu m'inumidisca, m'ammolli, m'effemini
per capire la femminilità, la morbidezza umida del mondo
voglio appoggiata la fronte nel tuo grembo materno
tradire il ferreo esercito degli uomini
donna complice unica terribile sorella
dammi la mano torniamo ad inventare il mondo noi due soli

voglio non distaccare mai gli occhi da te
donna statua fatta di frutta colomba cresciuta
lasciami sempre vedere la tua misteriosa presenza
il tuo sguardo di ala e seta e lago nero
il tuo corpo tenebroso e raggiante plasmato di slancio senza incertezze
il tuo corpo infinitamente più tuo che per me quello mio
e che dai di slancio senza incertezze senza tenerti niente
il tuo corpo pieno e uno illuminato tutto di generosità
donna mendicante prodiga porto del pazzo Ulisse
non permettere che io dimentichi mai la tua voce di uccello memorioso
la parola calamitata che nel tuo intimo pronunci sempre nuda
la parola sempre giusta di folgorante ignoranza
la selvaggia purezza del tuo amore insensato
delirante senza freno abbrutito inviziato
il gemito nettissimo della tenerezza
lo sguardo pensieroso della prostituzione
la cruda chiara verità
dell'amore che assorbe e divora e si alimenta
l'invisibile zampata della divinazione
l'accettazione la comprensione la sapienza senza strade
la spugnosa maternità terreno di radici
donna casa del doloroso vagabondo
dammi da mordere la frutta della vita
la stabile frutta di luce del tuo corpo abitato
lasciami reclinare la mia fronte funesta
sul tuo grave grembo di paradiso boscoso
spogliami acquietami guariscimi di questa colpa acre
di non essere sempre armato ma soltanto io stesso.



31.1.05


Intrisa di luce



E' per augurarvi buona settimana. La sottoscritta ci sarà con le sue - solite - intermittenze (anche perché il lunedì dopo due settimane d'assenza si preannuncia piuttosto ingarbugliato). Intanto iniziate a tenervi compagnia con Barbara Köhler (poetessa di Duisburg di appena qualche anno più anziana di me). Mi sembra che abbia sovvertito diverse delle regole di grammatica e sintassi tedesche (non è quindi necessario spiegare perché io la trovi intrigante) - tanto più complicato (e dunque divertente) provare a volgerla in italiano.


Guten tag

immer hinterher im regen stehen
gelassen bleiben als ob gehen
die frage sei: dahingestellt
& was aus allen wolken fällt

mir zu betrifft mich offenherzig
verheult verlacht den rest verschmerz ich
vergeh verkomme auf dich zu
entferne mich was bleibt bist du

bei trost bei dir beizeiten
JUST TRAVELLIN' es kommt nicht an
auf sprüche soviel ist versprochen

und haltlos was ich sagen kann
verstummt verspielt zwischen uns beiden
der regen naß bis auf die knochen.


Buon giorno

restarti sempre indietro nella pioggia
restare sciolta come non corressi
il problema sia: accantonato
& ciò che dal cielo sgorga

mi colga apertamente addosso
ululante ridente e il resto sarà: elaborato
vado via e corro verso te
mi allontano - e tu sei quel che resta

conforto accanto a te talvolta
JUST TRAVELLIN' non hanno peso
le battute è già tutto stradetto

e di sicuro quel ch'io posso dire
ammutito già scontato fra noi due
la pioggia inzuppa sino all'osso


Lettore, l'interpretazione è tua ...




14.1.05


Giuro che questo è l'ultimo post! *



E non lo scrivo neppure io (non ho tempo!). Antonio (di cui raccontavo qui mi ha inviato un'altra meravigliosa poesia con traduzione di Mario Benedetti. Eccola.

Hagamos un trato

Compañera,
usted
sabe
que puede contar conmigo,
no hasta dos ni hasta diez
sino contar conmigo.

Si algunas veces
advierte
que la miro a los ojos,
y una veta de amor
reconoce en los míos,
no alerte sus fusiles
ni piense que
deliro;
a pesar de la veta,
o tal vez porque existe,
usted puede contar
conmigo.

Si otras veces
me encuentra
huraño sin motivo,
no piense que es flojera
igual puede contar conmigo.

Pero hagamos un trato:
yo quisiera contar con usted,
es tan lindo
saber que usted existe,
uno se siente vivo;
y cuando digo esto
quiero decir contar
aunque sea hasta dos,
aunque sea hasta cinco.

No ya para que acuda
presurosa en mi auxilio,
sino para saber
a ciencia cierta
que usted sabe que puede
contar conmigo.

Facciamo un patto

Compagna:
tu
sai
che puoi contar su di me
non fino a due
né fino a dieci
ma contare su di me.

Se a volte
Sentirai
che ti guardo negli occhi,
e una vena
d’amore riconosci nei miei,
non impugnare fucili
non pensar che
deliro.
Malgrado la vena
o magari perche’ esiste,
puoi contare su di me.

Se altre volte
mi trovi
oscuro senza motivo,
non pensare che sono giù
puoi contare lo stesso su di me.

Ma facciamo un patto:
Io vorrei contare su di te.
E’ cosi’ bello
Sapere che tu existí,
Uno si sente vivo.

E quando dico questo
voglio dire contare
anche fino a due
anche sino a cinque.

Non perche’ tu corra
premurosa in mio aiuto,
ma per sapere
con certezza
che sai che puoi
contare su di me.


* Prima della partenza, ça va sans dire ...



8.1.05


Fra i luoghi del mito e la Nuova Terra



(Per la serie: come ti acculturo la Ecatina). Alla redazione di Ecate giungono, stavolta, notizie dall'Uruguay. Si tratta di Antonio, un amico della Ste (Ste, tesoro, lo apprendi dal blog, ma te lo avrei scritto comunque ...), che giunge qui, appunto, attraverso Elmundo. La corrispondenza è stata alquanto telegrafica (Antonio è - pare - sempre in giro). Questo fantasioso nativo della Trinacria (dalla 'montagna sacra a Demetra e Kore') ha trovato il tempo di inviarmi una stupenda lirica di Mario Benedetti, poeta uruguaiano del Sentimento e dell'Impegno sociale (notizie in iberico, fra l'altro, qui, in italico qui: scoprirete anche che è una vergine della terza decade, del 14 settembre - ehe!). E - con la traduzione sua, di Antonio - mi ha concesso di regalarvela. E' un bel regalo, proprio bello (non posso non condividerlo, insomma!). Buona lettura.

Corazón coraza
Porque te tengo y no
porque te pienso
porque la noche está de ojos abiertos
porque la noche pasa y digo amor
porque has venido a recoger tu imagen
y eres mejor que todas tus imágenes
porque eres linda desde el pie hasta el alma
porque eres buena desde el alma a mí
porque te escondes dulce en el orgullo
pequeña y dulce
corazón coraza
porque eres mía
porque no eres mía
porque te miro y muero
y peor que muero
si no te miro amor
si no te miro.
porque tú siempre existes dondequiera
pero existes mejor donde te quiero
porque tu boca es sangre
y tienes frío
tengo que amarte amor
tengo que amarte
aunque esta herida duela como dos
aunque te busque y no te encuentre
y aunque
la noche pase y yo te tenga
y no.


Cuore corazza
Perche' ti ho e non ti ho
perche' ti penso
perche' la notte sta con gli occhi aperti
perche' la notte passa e dico amore
perche' e' venuta a raccogliere la tua immagine
e sei meglio di tutte le tue immagini
perche' sei bella dai piedi fino all'anima
perche' sei buona dall'anima fino a me
perche' ti nascondi dolce nell'orgoglio
piccola e dolce
cuore corazza
perche' sei mia
perche' non sei mia
perche' ti guardo e muoio
e peggio, muoio
se non ti guardo amore
se non ti guardo.
perche' tu sempre esisti ovunque
ma esisti meglio dove ti amo
perche' la tua bocca e' sangue
ed hai freddo
debbo amarti amore
debbo amarti
malgrado questa ferita dolga come due
malgrado ti cerchi e non ti trovi
e malgrado
la notte passi ed io ti abbia
e non.


3.1.05


Oracolo per il nuovo anno



E' in un biglietto di auguri che ho appena aperto (un anziano, coltissimo professore che pare il gemello di Adenauer ...). Mi sembra in qualche modo rappresenti come mi sento in questo strano inizio d'anno. Vi tocca anche il tedesco (anche se è un tedesco che traduce il greco - per questo, forse, ancora più bello ...):

Ihr Blick geht weit
durch Stunden, Jahre;
es stehn in Waage
Erwartung, Zweifel, Hoffnung:
sie sieht die Zeit, erahnt die Tage,
die unbekannt
uns noch ereilen werden.
Doch kennt sie auch
das alte Wort:
Der Preis des Glückes ist die Freiheit,
der Preis der Freiheit
ist der Mut.


Giunge lontano il suo sguardo,
vede attraverso le ore, gli anni;
sul piatto sono
attesa, dubbio, speranza:
vede il tempo, scorge i giorni
che ignoti
ci raggiungeranno.
Eppure le è noto
anche l'antico detto:
il prezzo della fortuna è la libertà,
il prezzo della libertà
il coraggio.


E' Tucidide (2.43.4) che parla della Sibilla di Delfi. Non male, come augurio di inizio anno. Beh, auguri di nuovo a tutti (e che più che prezzi da pagare vi siano premi da ricevere ...).


26.12.04


Prove da blogger


Gioco con colori e tabelle fornite dal mio host. In realtà ho la testa fra le nuvole (e dove sarebbe la novità?, diranno i miei soci di blog ... pensate che son riuscita a chiudermi fuori anche da casa di mia madre, l'altro ieri - non vi dico come ha esultato la genitrice!). Allora: resoconto del Natale di Ecatina. Attività di ieri? Costruzione del castello della 'Principessa e la povera' (una rapina commerciale - ve lo garantisco io - che si innesta sul successo di un cartone animato prenatalizio sponsorizzato da una notissima casa produttrice di bambole: ovviamente il regalo non proviene da me ...). Fabbricazione di braccialetto di perline realizzato con l'uso di un vero e proprio telaio (una vera forza, questo gioco! peccato vada bene per le bambine della mia età e non per quelle di sette anni, dotate di ditini grassocci e imbranati, non propriamente in grado di infilare perline in un ago ...). Recupero di sonno arretrato (mi sento ancora un po' ebbra dal lungo dormire - vi assicuro che una nipote come la mia è meglio di un tranquillante!). E poi, vagando a caso, sono inciampata in una lirica di Rainer Maria Rilke (molto dolce, ideale per un attimo di diluvio come quello che si è appena scatenato) - ve la regalo (la traduzione, a richiesta, verrà inviata via mail):

Ja ich sehne mich nach dir. Ich gleite
mich verlierend selbst mir aus der Hand,
ohne Hoffnung, dass ich Das bestreite,
was zu mir kommt wie aus deiner Seite
ernst und unbeirrt und unverwandt.

... jene Zeiten: O wie war ich Eines,
nichts was rief und nichts was mich verriet;
meine Stille war wie eines Steines,
über den der Bach sein Murmeln zieht.

Aber jetzt in diesen Frühlingswochen
hat mich etwas langsam abgebrochen
von dem unbewussten dunkeln Jahr.
Etwas hat mein armes warmes Leben
irgendeinem in die Hand gegeben,
der nicht weiß was ich noch gestern war.



22.12.04


Lo spirito del Natale presente?



Con cosa immaginate si diverta Ecatina in questi giorni? Le han regalato Il diario di Bridget Jones di Helen Fielding [piccola glossa: c'era chi aveva minacciato di regalarle Il diario di una zitella, quindi dev'esserle, tutto sommato, andata bene ...]. L'ho letto ieri tutto di un fiato (approfittando di un malessere che per fortuna non si è rivelato essere ... la vendetta di Marrakesh). Mi rendo conto che i single italiani sopra i trenta sono meno nevrotizzati di quelli anglosassoni (non son mai stata colta - ad esempio - dalla paura di esser trovata defunta nel mio appartamento, dopo settimane di decomposizione, perché sbranata da un pastore alsaziano ... ma forse semplicemente perché la mia signora delle pulizie mi rinverrebbe dopo un paio di giorni dall'evento). Però molti luoghi comuni sono - purtroppo - comuni un po' a tutte le single (o son io che me ne convinco?). Deliziosa ho trovato la citazione del Poema di Natale di Wendy Cope: lo giuro, c'è dentro tutto il ventaglio delle mie sensazioni delle feste!

At Christmas little children sing and merry bells jingle,
The cold winter air makes our hands and faces tingle
And happy families go to church and cheerily they mingle
And the whole business is unbelievably dreadful, if you're single.


Non ve lo auguro, no, non ve lo auguro ancora Buon Natale - però auguri zitellosi di buona antivigilia sì!!!


11.12.04


Il caco fiammingo




Si sta come d’autunno
sugli alberi dei cachi.


Il sommo poeta esprime, nella plasticità di questo immortale distico, la varietà di sensazioni legate alla condizione umana. La figura del caco, sottovalutata – oserei dire pressoché negletta – nelle arti figurative, viene recuperata in poesia (si confrontino ad esempio i versi montaliani: Non chiederci la parola che squadri da ogni lato / l'animo nostro informe, e a lettere di fuoco / lo dichiari e risplenda come un caco / perduto in mezzo a un polveroso prato): essa è metafora, nella sua sferica maturità, di un’età della decadenza e della introspezione. Dal fiore prezioso al frutto prossimo al disfacimento, alla caduta dall’albero, simbologia di ben altra caduta mitologica. E l’autunno, maturità decadente anch’essa, prossima al gelo invernale, è stagione sintomatica del ritiro in sé stessi e del ripiegamento letargico. L’immagine verbale ha colori di sapore fiammingo, che rinviano in un certo senso a nature morte di stile pittorico per antonomasia autunnale. Quale geniale artista mai sarà in grado di riportare su tela l'immortale metafora?


29.10.04


Altrove

In un'altra vita, in un altro blog, parlavo di una mamma-sorella dolcissima. Una barricadera dagli occhi luminosi e dal cuore enorme. Dagli ideali ambiziosi e ingenui, una sognatrice che spingeva altri a sognare e lottare. Lei è mancata proprio quando io ero via, tre settimane fa. Ma è come fosse sempre qui, sempre a trasmetterci la sua forza luminosa, il coraggio delle sue idee, la sua schiena dritta e il sorriso commovente. Trovo una poesia di Else Lasker-Schüler che forse un po' esprime quel che provo:

RICORDO

Il mare s'innalza fragoroso sulla terra,
dall'alto si riversano cascate ardenti.
La candela brucia ancora silenziosa fra le mani.
Vorrei rivederti, cara madre mia ...
Ho sepolto il mio cuore nella sabbia fredda,
Ma l'anima mia non vuol lasciare questo mondo.
E si è allontanata da me.
Le avrei cucito un abito di conchiglie;
Ma fu esiliata nel mio corpo ruvido.
Fu la mia mamma amata a regalarmela.
Cerco ovunque - in punta di piedi - l'anima mia;
S'è annidata in una rossa parete di roccia,
E il suo scrutare vaga ancora nei miei occhi.



12.10.04


Senza titolo




E si incanta la mia mente nel ricordo
declinati già i miei sogni sul cammino
vivo solo straniamento
nell'intorno
e mi perdo mi perdo mi perdo


9.9.04


Memoria e poesia


Traggo profitto dal loop in cui è entrato Haloscan, il (dis)servizio che mi governa i commenti, per scrivere ancora. Osip Mandel'stam, poeta dissidente russo, osseta, forse guardando alla potenza diacronica della poesia, la definiva come un vomere che ara e rivolge il tempo portando alla superficie i suoi strati più profondi e fertili. Osip Mandel'stam (nato nel 1891) fu vittima della censura e della deportazione staliniana. La sua morte fu causata, nel 1938, dalle allucinanti condizioni di vita all'interno del gulag. Ritrovo una sua lirica, stupenda e tristissima, sul sito di Caracaterina, blogger genovese di immensa cultura, e la ripropongo anche qui, per la forza sua che scuote:

Per le tue piccole spalle: arrossarsi sotto le sferze,
sotto le sferze arrossarsi, bruciare nel gelo.

Per le tue mani da bimbo: il ferro sollevare,
sollevare il ferro e intrecciare la corda.

Per i tuoi teneri piedi: andare scalzi sul vetro,
scalzi sul vetro e sulla sabbia insanguinata.

E per me: brillare per te come una nera candela,
come una candela nera brillare, e non poter pregare.
(1934)


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